I frutti dell’autunno calabrese spopola “u granatu”

Un frutto ricco di proprietà amato da tutti e comunissimo in Calabria. Il suo nome deriva dal latino malum (mela) e granatum (con semi),  fu introdotto dai Fenici, come dimostra l’altro nome del melograno che era malum punicum. Con i suoi chicchi scarlatti fin dai tempi antichi si preparavano “i miscituri” una sorta di sciroppo ante litteram che ho spiegato in questo blog ed in altri. Le sue proprietà terapeutiche molteplici: potente antiossidante, antibatterico, astringente e gastroprotettivo, è ricco di acidi, flavonoidi, fitoestrogeni, vitamina C e sali minerali come magnesio, zolfo, potassio, rame, fosforo e ferro. E’ una farmacia naturale! Consigliato ancora per  la pressione sanguigna, protegge dai raggi solari, rinforza le ossa, aiuta a contrastare i radicali liberi, protegge le cellule prevenendo il loro danneggiamento e rigenerandole, protegge reni e fegato da tossine nocive. Io a dir il vero ne faccio grosse scorpacciate ed è antistress anche sgranarlo. I popoli antichi lo consideravano frutto simbolo di fecondità ed attribuivano alla sua pianta enorme rispetto.  I Greci lo offrivano alle divinità e lo usavano nei riti. Inoltre è simbolo di abbondanza e piantumato in ogni terreno  mangiavano i frutti perché portasse fortuna e abbondanza, tradizione ancora in uso in Calabria. Nel vibonese e più volte ne ho spiegato il mito è legato  al mito di Persefone sempre raffigurata con un melograno nella mano, figlia di Demetra, dea della fertilità. Questo culto era legato all’antica Hipponion oggi Vibo Valentia a lei e alla madre Demetra erano dedicati diversi templi e in loro onore venivano praticati i rituali dei Misteri Eleusini. Il mito hipponiate narra che Persefone, sottratta alla madre Demetra da Ade, fu portata nell’oltretomba, dove mangiando sei semi di melograno divenne una creatura di quel regno. Da quel momento la terra si desertificò, Demetra disperata cercò la figlia e quando la trovò, pretese da Ade che ritornasse nel suo mondo, anche solo per poco tempo. Da allora Persefone abitò sei mesi negli inferi e sei mesi sulla terra e la natura rifiorì con l’alternarsi delle stagioni.

Mangiatelo godrete dei benefici e dei miti greci.



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