Impegnatissima nel recupero di tutto quello che riguarda la nostra e le nostre tradizioni, questa volta mi voglio cimentare in un racconto che affonda le radici molto lontano: il sorbo. I surva questo frutto delizioso ma molto antico cresce in tutto il Mediterraneo spontaneamente. La collina è il posto che sceglie per fiorire e poi dare il suo prodotto, ai margini e dentro i boschi, nei cespugliti e nelle siepi lo si vede prosperare. La survara è una pianta che non necessita di cure ed è per giunta molto longevo. Esistono in Calabria delle specie di sorbo particolari, il sorbo degli uccellatori (sorbus aucuparia). Ha caratteristiche botaniche simili al sorbo comune: la pianta è di taglia più piccola (10-15 metri d’altezza), i frutti sono leggermente più piccoli e a maturazione acquistano un colore rosso vivo. Tra l’800 ed il 900 quando le masserie erano il luogo più vissuto e frequentato il sorvo spadroneggiava come coltura principale. Per alcuni nuclei familiari le sorbe insieme ad altri frutti erano una fonte indispensabile di sostentamento. I contadini raccoglievano le sorbe, normalmente, nel mese di ottobre quando iniziavano a cadere a terra. La raccolta veniva fatta a mano, con molta cura. Sono i ricordi di mio padre ad aprirmi questo mondo sulle colture antiche, racconta che il frutto diveniva maturo dopo 15-20 giorni lasciandoli riposare sui cannizzi. Per accellerare la maturazione dei frutti si disponeva nel fondo delle ferrazze uno strato di circa 5 cm di paglia. Le sorbe una volta mature assumono un colore marrone bruno e la polpa diviene morbida e dolciastra, e possono essere consumate così, o trasformate in marmellata o essiccate. Si potevano mangiare così per tutto l’inverno! Diversi contadini del versante orientale dell’Aspromonte usavano appendere al soffitto o in posti riparati dal sole e dalla pioggia i grappoli di sorbe riunite a mazzetti. Questo tipo di conservazione consentiva di prolungare la disponibilità di poter consumare questi frutti quasi freschi. Oggi il sorvo si usa in erboristeria per farne decotti antinfiammatori. Gli antichi romani erano ghiotti del decotto di questo frutto, però invece dell’acqua nella preparazione usavano il “caicino”, il famoso vino dell’impero, prodotto proprio nei nostri territori. L’albero di sorbo fornisce un legno pregiato utilizzato in lavori di tornitura (ad esempio per la costruzione di zampogne). Negli ultimi decenni il numero di piante di sorbo è diminuito drasticamente a causa dei numerosi incendi. Non ci resta che dire salviamo le nostre antiche colture.