Era da queste olive che si otteneva l’olio santo del krisma ossia l’olio con cui venivano unti gli imperatori Bizantini. La leucolea ossia “ulivo bianco” era anche detta leucaso (ossia la bianca di Casos, isola dell’Egeo) il termine scientifico è Olea Europaea Leucocarpa vivida è la tradizione orale nei centri bizantini per antonomasia sia a Bova che a Gerace si tramandava che da tale ulivo si ricavava un olio, che impreziosito da essenze odorose, si trasformava in myron (fonti:Domenico Minuto e Daniele Castrizio), con cui venivano unti i designati alle cariche ecclesiastiche della chiesa greco-ortodossa o i funzionari imperiali di Bisanzio. Inoltre si preferiva alimentare le lampade nei luoghi di culto con l’olio di tale ulivo, in quanto esso nel bruciare produceva poco fumo. Non immaginate sia l’ulivo che si vede in giro per le campagne calabresi è una specie rarissima e non produce olio per cibarsi l’olio prodotto è insapore ma è albero regale per antonomasia. Olio chiarissimo per profumazioni, ”. Nell’Antico Testamento il Libro dell’Esodo ce ne fornisce la ricetta: “Il Signore parlò ancora a Mosè, dicendo: «Prenditi anche i migliori aromi: di mirra vergine, cinquecento sicli; di cinnamomo aromatico, la metà, cioè duecentocinquanta sicli; di canna aromatica, pure duecentocinquanta; di cassia, cinquecento, secondo il siclo del santuario, e un hin di olio d’oliva. Ne farai un olio per l’unzione sacra, un profumo composto secondo l’arte del profumiere; sarà l’olio per l’unzione sacra.”. A questo punto avvenne un miracolo, in quanto Sergio Guidi, presidente dell’Associazione Patriarchi della Natura in Italia assieme a Vanna Forconi, funzionaria ai vertici dell’I.P.R.A., visitando in Calabria un campo di salvataggio della biodiversità di Sculli, ammirarono con sorpresa un ulivo dalle drupe candide ossia l’ulivo del Krisma (21 dicembre 2010). Immediatamente si misero in contatto con i dirigenti dell’A.R. P.A.C.A.L., con cui concordarono i provvedimenti da prendere per salvare il germoplasma della Calabria. Ecco che si iniziò la produzione a Rossano con nuovi innesti per fortificare la produzione questi frutti delicati, di forma ovale e polpa carnosa, sono inizialmente verdi diventando a maturità uniformemente bianchi, con una resa in olio del tutto simile a quella riscontabile in altre varietà. Possono rimanere sulla pianta fino a primavera fino a raggiungere una colorazione particolare. Questi ulivi venivano piantumati nei terreni appartenenti ai monasteri basiliani, particolarmente diffusi in Calabria tra il VII e il X secolo d. C. Oggi l’esperimento di riproduzione è ancora in fase di studio e magari si potrebbe riutilizzare nella cosmesi ed avviare un nuovo comparto.