Vi propongo un modo antichissimo di conservare i fichi d’India: “i fica mori sicchi”

Certe prelibatezze che facevano impazzire tutti da grandi e piccini sono stati sacrificati sull’altare del progresso e del consumismo. Ricette e modi di conservare i prodotti estivi per tutto l’anno sono passati nel dimenticatoio ma è giunto il momento di “rispolverarli” perché le cose buone devono essere rinnovate. La pianta del fico d’India appartiene al paesaggio mediteranno ma io ho sempre avuto difficoltà a dargli un nome ma in sapore invece inconfondibile, a Nicotera i miei nonni li chiamavano “fica mori” a Limbadi gli altri nonni “fica lindi”. La storia di questo frutto è singolare, intanto il suo nome non si riferisce all’India ma alle “Indie” occidentali, cioè il “Nuovo Mondo”. Effettivamente è nel Messico che nasce il fico d’India e fu Cristoforo Colombo a portarlo in Europa dove attecchì bene per microclima favorevole. E’ possibile immaginare come il prodotto fosse giunto qui magari essiccato come facevano le popolazioni indigene nel periodo in cui non erano disponibili i frutti freschi. I miei nonni proprietari terrieri usavano le “pittare” per delimitare i terreni e proteggerli pure. Una pianta straordinaria che produce frutti dolci e particolarissimi ma anche particolari fin dalla raccolta. In Italia anzi al Sud Italia ci sono solo tre tipi di fichi d’india, che differiscono per la colorazione del frutto: gialla (Sulfarina), bianca (Muscaredda) e rossa (Sanguigna). Alla prima raccolta i frutti sono più tondeggianti poi ci sono i tardivi hanno una forma allungata e peduncolata. I frutti di circa 160grammi contengono polpa e semi circa 300 per ogni frutto. Ricco di calcio, fosforo e vitamina C ed è astringente: per questo va mangiato in quantità moderata e accompagnato da pane per impedire ai semi di conglobarsi nell’intestino meglio ancora bevendoci sopra molta acqua. State attenti il frutto è come le ciliegie uno tira l’altro. Attenzione anche alla raccolta si rischia di riempirsi di spine, la raccolta è opportuna di prima mattina ed evitando le giornate ventose. . Una volta a casa metteteli sotto l’acqua corrente nel limite si leveranno le spine e se non vengono consumati freschi potete essiccarli al sole . Sul “cannizzo” adagiateli dopo averli puliti o interi ma ci vorrà più tempo per essiccarli. Sul “cannizzo” adagiateli dopo averli puliti o interi ma ci vorrà più tempo per essiccarli. Magari tagliatele a rondelle spesse, procedere con una bella spolverata di zucchero di canna e aspettare che si secchino, avendo cura di girarli da un lato e dall’altro. Proteggetele bene dagli insetti e conservate l’estate tutto l’anno.



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