Una cosa è sicura questo rito molto antico di accendere i fuochi la sera di ogni vigilia comandata si sta davvero perdendo in molti centri di Calabria. Il progresso ormai ed un diverso galateo ci impone che i festeggiamenti per la Vigilia dell’Immacolata per la Vigilia di Natale e di Capodanno avvengano in casa a tavola coi parenti. Un tempo non era così, specie nei centri collinari e montani! Il rito “partiva” con la ricerca della legna già dalla mattina, in tarda serata poi si accendeva la grande focara in una strada designata o nella piazza del paese. Ed ecco il grande falò scoppiettare ed accogliere la gente che si ritrovano per raccontare le loro storie, per divertirsi, davanti ad un “caldo grande camino” di tutto il paese. Ma ora vediamo un po’ dove resiste questa tradizione in Calabria. Si svolgono un po’ ovunque (in alcune zone del cosentino vengono chiamate Carcare); nel Reggino Ionico Luminare nel Catanzarese Fhocare. La fòcara del 24 dicembre, come vuole la tradizione popolare, ha origine dalla credenza religiosa che alla fiamma del falò, nella notte di Natale la Madonna arrivi ad asciugare i panni del Bambino e a riscaldare il Piccino nato nella “grotta al freddo e al gelo”. Il manifestarsi di tali iniziative nei giorni di vigilia conferma il concetto del predisporsi ad un significativo evento. Ovunque il falò viene acceso nella piazza principale del paese e raccoglie i cittadini in vari crocchi a confabulare delle vicende paesane. Di particolare rilievo è stato in passato il falò di San Giovanni in Fiore con oltre 20 accensioni di quartiere con un concorso gestito da apposita commissione e giuria. In alcuni centri poi la Fhocara non è solo un modo per riunirsi a parlare ma per mangiare “sazizzza arrùstuta” bere vino nuovo e mangiare castagne calde. Riti antichi che vanno preservati.