Le origini di questo strumento affondano le radici in tempi non sospetti, dove da semplice Lira diviene Calabrese. Di solito siamo abituati ad immaginare la Lira come uno strumento greco adagiato nelle mani di Mercurio, il quale in giovane età, intrattenendosi a colloquio con una tartaruga, privò crudelmente l’animale della sua casa e tese, all’interno del guscio, sette corde di budello di pecora, costruendo così la prima lira. Mitologia ma a cui dobbiamo rifarci se vogliamo conoscere i nostri usi e costumi! Mercurio però decise che questo curioso strumento dovesse finire nelle mani di Apollo che lo donò al figlio Orfeo. Un curioso giro che lo fece divenire immortale! Orfeo infatti era il più famoso poeta e musicista, inoltre furono le Muse che dovettero insegnargli lo strumento. Orfeo divenne il primo suonatore della Lira Calabrese riusciva ad addomesticare gli animali feroci ed a calmare le greggi. Un vero miracolo! E’ chiaro che lo strumento proviene dalla tradizione greca e furono proprio loro ad impartirci il modo di assemblare questo strumento. Utilizzando un blocco di legno di ulivo, di noce o di ciliegio, vegetazione presente prevalentemente in zone calde come la nostra. Il “guscio” della Lira viene scavato con attrezzi semplici e di fortuna raspa, coltello, seghetto attrezzi che ogni pastore o contadino possedeva. Oggi però a malincuore asserisco che questo antico strumento è stato dimenticato e forse lo si può trovare nei musei etnografici. Dico forse perchè chi lo possiede lo conserva gelosamente nelle case precludendo la conoscenza alle genazioni future. In Calabria il mito è di casa ma dopo il mito bisogna rifarsi ai dati tangibili. Questo tipo di strumento è tipico di Monte Poro e della Locride. Le sue caratteristiche sono tipiche della lira bizantina si accompagna a tamburelli e “friscarotti” per suonare un tipo particolare di tarantella come quella del Poro di cui parleremo in separata sede. E’ grazie all’abilità di alcuni costruttori, che possiamo contare sulle dita di una mano che possiamo magari ammirarlo nelle tipiche occasioni di festa. Purtroppo quando questi pochi virtuosi scompariranno perderemo un pezzo della nostra identità e non ascolteremo più quei dolci suoni. Domenico Paglia, è uno dei pochi costruttori di lira rimasti.Si siede vicino al camino e nel tempo libero costruisce questi cordofoni ad arco. Ne possiede una decina e mai avrebbe immaginato di ricevere frequenti visite da gente, proveniente da ogni parte, per osservare la sua arte. Gli ultimi esemplari antichi si rifanno al 1908 a cavallo tra le due guerre esistono le ultime esibizioni. Oggi la lira viene suonata in ogni angolo della Calabria, nelle sagre e nelle feste di paese. Inoltre a Spilinga provincia di VV si svolge “Il Festival internazionale della Lira”, un vero e proprio intreccio musicale che va dalla Calabria fino alle estreme sponde del Mediterraneo attraverso il suono di questo antico strumento. Riconosciamo i nostri suoni portiamo avanti le nostre tradizioni, senza la Lira e senza qualcuno che la suonerà sarà a rischio la nostra Tarantella. Non possiamo permetterlo!