MATA E GRIFONE I “GIGANTI” DI CALABRIA PRODOTTI A SAN COSTANTINO CALABRO (VV)

E’ proprio festa nei paesi calabresi quando si ode il suono dei tamburi festanti che accompagnano i vorticosi balli dei giganti di carta pesta. Un suono assordante invade le contrade in modo che tutti possano accorrere a vedere il variopinto spettacolo. Una nota tradizione folkloristica giunta a noi dalla vicina Messina. Alti, maestosi attrattiva di grandi e piccini danzano queste figure umanoidi che raffigurano una bellissima donna bianca ed un Re scuro, un potente Saraceno che vuole insidiare e rapire la giovane Mata. Il ballo rituale dei giganti è un vero e proprio trionfo dell’amore raccontato proprio attraverso questa danza di corteggiamento. La coreografia di questa danza rituale si apre con una serie di giravolte in tondo che si stringono sempre più fino ad avvicinare i due in un vorticoso abbraccio che si completa con un lungo bacio mentre il ritmo assordante e frenetico dei tamburi ne evidenzia la gestualità e la frenesia. La Gigantessa molto appariscente e formosa, con guance rosse, indossa vistose collane e grossi orecchini, vesti colorate con colori sgargianti e appariscenti sino all’inverosimile. Grifone è un re turco il cui aspetto è messo in evidenza da un cappellaccio nero, da una corona piena di piume, da grandi baffi o barba nera e dalla pelle scura, che incute rispetto e paura. Chiaramente i colossi di cartapesta vogliono identificare la libertà dei popoli siculo-calabresi dall’incombenza turchesca, ed è così che il candore Calabro viene rappresentato dalla bella popolana di cui si invaghisce il terribile saraceno. Gli anziani ai quali i bambini spesso si sono ricondotti per avere certezza su questa coppia, si sono sempre sentiti raccontare la storia d’amore tra U giganti ed a Gigantessa. Narra infatti la leggenda che il Re nero sbarcato nella città peloritana si fosse perdutamente innamorato di Marta, però al momento di chiedere la mano della giovane le venne rifiutata perché musulmano. Le loro nozze furono celebrate solo dopo la conversione del moro al cristianesimo: il suo nome da Hassan diventò quindi Grifo, o meglio, Grifone per la sua mole. Mata e Grifone prosperarono ed ebbero moltissimi figli: i messinesi. Effettivamente la leggenda peloritana è quella che gli antichi hanno tramandato anche ai Calabresi. Una tradizione che attraversò lo stretto e divenne simbolo delle feste patronali della Calabria Tirrenica. Però a differenza di Messina in Calabria la coppia era costruita in legno leggero e ben dipinto oggi invece vengono costruiti in cartapesta e portati da dei portantini. Fu così , quindi che per diversi eventi che covano radici tra storia e leggenda che la Calabria innesta sui propri fusti la tradizione gigantara. Si dice infatti che quando il re Gioacchino Murat, nel 1815, venne per approdare nelle coste Calabre, doveva sbarcare sulla spiaggia della cittadina di Briatico piccolo borgo dell’attuale provincia di Vibo Valentia, ma era festa. Dunque come tradizione, la parata mitica dei giganti. Il rullo dei tamburi, le grida, la folla, il suono della grancassa e la vista dei giganti, spaventarono però i francesi. Allora per paura che fossero incursori e assaltatori, pericolosi per la propria sicurezza , proseguirono nel loro viaggio più avanti finche’ sbarcarono sulle spiagge di Pizzo Calabro. La notizia storica riportata negli annali di Briatico e da me raccontata in calce fa intuire che la tradizione di far ballare i giganti affonda nella notte dei tempi. Tuttavia la tradizione gigantara non si conclude qui ricordiamo con vivo interesse da personaggi di grande carisma e imposizione , trai quali troviamo la figura di Mastru Miciu conosciuto in tutta la Calabria come il Re dei Giganti. Mastro Miciu è stata l’eccezione a conferma della famosa regola. Da Scaletta Zanclea da cui i calabresi incamerarono l’arte gigantara giunse a Briatico Domenico Famà. Diventa Mastro Micio dei giganti nel 1947, quando per lire 30.000, acquista dal sig. Andrea Mandaradoni di Potenzoni, frazione di Briatico, i due pupi, Mata e Grifone. L’acquisto del Famà però non era in buone condizioni e quindi li portò per essere modernizzati . Li fece restaurare dalla testa ai piedi, come si dice, tanto che volle che in faccia fossero somiglianti a lui e a sua moglie. Il Famà morì nel 2007, i suoi giganti, sono tra le coppie di giganti più antiche della Calabria, tra gli altri ricordando anche i giganti di Laureana di Borrello, un paese della Piana in provincia di Reggio Calabria. Pertanto venendo in Calabria non è assolutamente da perdere una festa che abbia oggetto l’affascinante ballo dei giganti, ormai parte della tradizione folcloristica della nostra terra e grande attrazione fortemente gradita dagli ospiti che godono di vacanze e di tutte le feste patronali della fascia tirrenica.



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