Il lino ha sempre avuto un ruolo fondamentale nella coltivazione calabrese, coltivazione questa giunta a noi dalla Grecia ma col tempo ed il progresso certi metodi efficaci sono scomparsi. Io però memore dei racconti di mia nonna uso i semi di lino nelle insalate! Ma cos’è “a linusa” semplicemente i semi del lino che si trovano un po’ ovunque in commercio, un tempo mia nonna li ricavava dalla fioritura. Il lino aveva bisogno per crescere rigoglioso di sole pianura e campi curati. A giugno si mieteva dopo che a novembre era a dimora. Il sole di giugno doveva essiccare i mazzoli di lino poi pestati e ne si ricavava il seme. Ebbene era davvero miracolosa si diceva! Curava foruncoli ascessi e vesciche diventando una specie di “pomata” si pestavano ben bene nel mortaio irrorati di poca acqua calda e si impastava. La si spalmava su un pezzuola e si metteva sul posto da trattare lasciando la benda per un giorno. Curava anche la gastrite ma stavolta la preparava in una zuppa. Bollita con riso, avena, orzo e grano per 15 minuti, attenzione la prima acqua si buttava poi si aggiungeva di nuovo acqua e “a linusa” facendola bollire e poi mettere il riso. Doveva essere “ spatta” mi diceva lei ossia cremosa la dava anche ai suoi figli ed oggi in età avanzata godono tutti di buona salute.