Un tempo la socializzazione era alla base dei giochi per i bambini calabresi, si giocava per strada si faceva la”guerra” si eleggeva anche il “leader” ma i giochi improvvisati con quello che si trovava spadroneggiava. Si era tutti poveri non si possedevano “consolle” o “smartphone” ma si era felici di giocare tutti insieme e di vivere avventure in prima persona. Quanta nostalgia! E dire che si giocava pure con le nocciole che si trovavano liberamente in qualche terra e sotto Natale i bimbi calabresi correvano a raccogliere. Con le nocciole si potevano praticare una marea di giochi il più gettonato “u castejiu”. Ecco che deciso il gioco si lancia il guanto di sfida al grido:” ijiocamu e nucisji” allora un copannello di bambini si radunava in un posto pianeggiante e si formavano le squadre. I bambini tiravano un sacchetto in cui custodivano gelosamente “u badhu” una nocciola un po’ più grande magari zavorrata. Eh si i bari sono sempre esistiti! Ecco che si costruisce il castello con 4 nocciole e si iniziava a tirare “u badhu” non prima di aver fatto la conta cantando una tiritera per estrarre il primo concorrente. Iniziava il gioco e lo scopo era abbattere “u castejiu”, chi ci riusciva vinceva tutte le nocciole. Gli altri bimbi tra cui i più piccoli “ammazzavano” il tempo giocando “ a cila” un pezzo di legno ed il muro per sostenerlo per far scivolare le nocciole, chi le faceva arrivare più lontane vinceva. Non poteva mancare “ a fossetta” una sorta di pista in cui lanciare la nocciala come una pista per macchinine, lo scopo raggiungere il traguardo! Chi tirava più vicino alla linea aveva diritto ad iniziare il gioco che proseguiva con tutti gli altri giocatori. Quelle che rimanevano sul bordo potevano essere fatte rotolare, spingendo con il pollice e l’indice, dentro la buca. Chi sbagliava cedeva il posto agli altri giocatori. Chi riusciva, invece, a far entrare le noccioline nella buca, si portava a casa tutto il malloppo. Bambini felici con poco ma questi erano pur sempre giochi di abilità ed il bimbo felice del suo malloppo o correva verso casa per dividere la gioia di essere il più forte ed abile con la famiglia o si divideva la vincita con la squadra.