Chi non ha mai giocato “cu u pirrocciulu isa a manu”! Io ci ho giocato ma con scarsi risultati eppure mio nonno vendeva i giocattoli nelle fiere ed ha tentato di insegnarmi. “U pirrocciulu” è una trottola un gioco conosciuto fin dall’antichità, esistono trottole di 6000 anni fa perfettamente conservate con tutti gli arnesi per farle funzionare. Tutto il mondo antico conoscevano questo gioco dalla Mesopotamia a Troia a Pompei famosissimo presso i Greci ed i Romani. Nei testi Romani da Plinio a Virgilio chiamavano la trottola “turbo”, Catone il Censore consigliava ai genitori il gioco della trottola, perché lo riteneva molto più adatto ai bambini di quanto lo fossero i dadi. In Inghilterra poi era un gioco nazionale: ogni parrocchia possedeva la propria trottola e, nel Martedì Grasso, si svolgevano sulle strade gare di trottole. Oggi esistono nei nostri paesi chi ancora le costruisce e le vende nelle fiere insegnando l’arte di questo gioco ai bambini di oggi. Come si gioca: Attorno alla trottola viene avvolta, in modo da formare una spirale che va dalla punta ( in metallo) alla parte più alta e larga, una corda che permette, nell’atto del lancio, di far ruotare la trottola. I ragazzi facevano vere e proprie competizioni per vedere chi riusciva a farla girare più a lungo. Alcuni ragazzi erano molto invidiati perché avevano un’abilità eccezionale, la loro trottola, una volta lanciata, riusciva a girare sulle mani, sulle ginocchia, sulle punte delle scarpe. Alla domenica molto spesso, nelle prime ore del pomeriggio, prima della dottrina, si davano appuntamento sui sagrati delle chiese parrocchiali, per assistere alle esibizioni dei giocatori più bravi. Quanti ricordi e quante corse per recuperare questa trottola fatta in legno e per questo oggetto artigianale.