Riaperta al culto dopo 9 anni, la chiesa di Santa Maria dell’Isola sorge su un bellissimo isolotto che è riconosciuto come simbolo di Tropea, nota località turistica del Tirreno calabrese.
Probabilmente in passato poiché l’isolotto era staccato dalla terra ferma era divenuto meta di intrepidi eremiti, successivamente a seguito del sisma del 1783 e dell’onda anomala scaturita da esso l’isola di Santa Maria venne allineata all’arenile Tropeano.
Sulla chiesa dell’isola che da poco è stata riaperta al culto c’è molto da dire, immersa nella tipica vegetazione mediterranea accompagnata da aiuole e panchine dove ristorarsi e godere di una vista spettacolare, si erge maestosa questa basilica voluta dai Benedettini.
La chiesa S. Maria de Tropea, cum omnibus pertinentiis suis compariva “nell’elenco delle dipendenze della Badia Cassinese” redatto sulle formelle della porta di bronzo (fuse tra l’altro a Costantinopoli) per commissione dell’abate di Montecassino Desiderio.
Già nel 1066, quando fu fusa la porta di bronzo della Badia Cassinese l’isola appare menzionata.
Ancor oggi appartiene alla diocesi di Montecassino. Il culto di una Madonna taumaturga in essa praticato, si diffuse tra le popolazioni rurali di tutto l’arco occidentale del Poro ed assieme a quello di S.Maria de Latinis si contrappose a quello di una Madonna dei seguaci del rito greco: la Madonna di Romania. Subito dopo l’avvento Normanno il romito di Santa Menna su cui venne edificata la basilica, lasciò il passo alla latinizzazione di Tropea.
La nuova dinastia normanna apportò numerose modifiche alla basilica “duchi normanni Sichelgaita e suo figlio Ruggiero Borsa”
Effettivamente tutti i documenti visionati, raccontano di una chiesa probabilmente di grande rilevanza che senza dubbio amministrava cospicui beni. Effettivamente narra una leggenda che in tempi remotissimi una nave dall’Oriente approdò sull’isolotto di Tropea e non riprese più il largo fin quando la statua lignea della Vergine non fu sbarcata.
Effigge miracolosa posta in una grotta poi traslata in una caverna sotterranea su cui nacque la basilica. Tuttavia della statua miracolosa si sono perse le tracce. Inoltre senza datazione grafica e nella difficoltà di reperire materiale di studio riporto fedelmente quanto asseriscono gli studiosi locali sulla Basilica, un continum di ricostruzioni:In origine fu costruito un edificio di culto a forma quadrata con vano centrale circondato da peribolo con volta a botte, delimitato dal vano centrale da pilastri ed archi a conci tufacei. Del peribolo rimangono intatti un lato e la maggior parte del secondo. Questi due lati oggi sono ben visibili e nella pianta allegata (ndr: non c’è alcuna pianta allegata) sono segnati in neretto. Sono tutt’ora indenni anche le volte a botte nella zona pilastrata segnata in neretto. Negli altri due lati non sono stati fatti dei saggi. Non è stato fatto lo spoglio del pavimento per ricercare eventuali tracce nel sottosuolo. Fu operato un rifacimento dello stesso edificio con modifiche ed aggiunte, visibili nello stacco di alcune zone murarie. In età gotica l’edificio fu restaurato e riadattato con costruzione di ambienti con volta a crociera gotica costolana. Vi rimane una semicrociera nel vano tra l’Altare, la Cisterna e la parte terminale dell’edificio primitivo segnato in neretto. A questi lavori seguì una consacrazione del tempio come è indicato da una iscrizione ancora sul posto: Anno Domini MCCCLXXXXVII XXIII mensis aprilis indictione quinta consecrata est ecclesia sanctae Mariae de Insula de Tropea. Riguardano questa età alcune sculture sepolcrali conservate anche se non in condizioni di integrità. Qualche secolo dopo l’edificio subì una radicale trasformazione. Fu sventrato nella parte centrale. Vi furono aggiunti i pilastri ed archi con volta a botte. L’interno prese la forma di piccola basilica con le irregolarità dovute alla conservazione delle parti salvabili del primitivo edificio. L’esterno prese l’aspetto di parallelepipedo sormontato dalla volta della navata centrale con l’estradosso allo scoperto, di effetto stranamente arabeggiante. Verso la fine del Seicento vi fu aggiunto un portico, nella parte indicata dall’allegata pianta con le diciture Sacrestia, Portico, Deposito e nel vano retrostante il Deposito. Quest’aggiunta diede la possibilità di costruire nel piano superiore una serie di stanzette per abitazione degli eremiti. Più tardi il portico fu in parte eliminato murando gli archi che sono tutt’ora rilevabili sotto la muratura. Ne rimasero aperti solo tre. Da un lato vi si ricavò la sacrestia, dall’altro il deposito. In fondo si aprì una porta, si sventrò il muro terminale della navata centrale e della navatella destra e si allungò la pianta della chiesa. Nel 1810 esistevano nell’orto, nella parte nord dell’edificio altri vani che furono poi eliminati senza lasciarvi tracce visibili. Dopo il terremoto del 1905 fu rifatta tutta la facciata che aveva subito il crollo dell’arco centrale del portico, dandole l’aspetto non certo felice che conserva tutt’oggi. Oggi la Chiesa, ospita le statue della Sacra famiglia (al momento sistemate presso la chiesa del Rosario), portate in processione in mare ad ogni 15 di agosto. Per raggiungere la Chiesa a tre navate si accede attualmente da una ripidissima scalinata scavata nel tufo, prima però ci si poteva inerpicare sull’isola Bella attraverso gli scogli. Sul percorso era comunque possibile ammirare una chiesetta dedicata a San Leonardo che però venne utilizzata dai pescatori per custodire gli arnesi. Inoltre un bellissimo museo custodisce i segreti del Santuario.